Generalità
Il pomodoro (Solanum lycopersicum) appartiene alla famiglia botanica delle Solanacee.
È forse l’ortaggio più diffuso e conosciuto, non c’è orto senza almeno qualche pianta di pomodoro.
Originario del Centro America, è oramai diffuso in tutti i paesi del mondo.
Il frutto (grossa bacca) si presta ad essere utilizzato in cucina in vari modi, che possono essere: crudo in insalata, o come accompagnamento di altri ortaggi oppure con formaggi (insalata caprese), passato per i sughi, sia semplici che con carne, secco o verde per preparare particolari contorni, conservato con il metodo dell’essiccazione, oppure sotto sale a secco o in soluzione salina, e infine in spremute e succhi con altre verdure o frutta.
Varietà
Le varietà di pomodoro si possono classificare in diversi modi a seconda del portamento (rampicante o nano), della lunghezza del ciclo (precoci, medie e tardive) e dell’utilizzo (da conserva e da tavola). Le più diffuse sono: cuor di bue (da tavola), san marzano (da conservare), tondo e liscio (da tavola), riccio di Parma (da conserva) e molte altre, ognuna particolarmente adatta alla zona di produzione.
Tecnica colturale
Il pomodoro richiede un terreno ben dissodato, fertile e facile allo sgrondo delle acque. Per soddisfare i fabbisogni nutrizionali sono necessari abbondanti apporti di sostanza organica – 400/500 quintali ad ettaro (4 0 5 kg al metro quadrato) – da distribuire preferibilmente vicino alle piantine dopo il trapianto.
Durante il ciclo annaffiare regolarmente meglio al piede in buche o in canaletti. Quando la pianta ha raggiunto i 30-40 cm di altezza è consigliabile la rincalzatura. Per controllare le infestanti si ricorre alle sarchiature durante il primo stadio di crescita; successivamente buoni risultati si sono avuti pacciamando con sostanza organica (paglia o erba trinciata). Le varietà rampicanti richiedono alcuni interventi colturali:
a) la spollonatura, cioè l’eliminazione dei germogli che crescono dal piede;
b) la scacchiatura: questa operazione, molto utile ai fini produttivi, consiste nell’asportazione dei nuovi getti (femminelle non produttive) che fuoriescono dall’ascella, cioè dal punto in cui le foglie si inseriscono nel culmo;
c) la cimatura: l’eliminazione della cima della pianta, lasciando non più di due o tre foglie sopra il 40-50 mazzetto fiorale, al fine di controllare lo sviluppo vegetativo e favorire la maturazione del frutto.
d) sostegni: questi sono necessari per le varietà rampicanti. Si può prevedere un tutore per ogni singola piantina oppure costruire una vera e propria impalcatura sulla quale affrancare il culmo.
Semina
In campo la semina viene eseguita a marzo (nelle zone calde) e in aprile ( in ambienti freddi). Per anticipare i tempi di raccolta molti orticoltori ricorrono al trapianto, utilizzando piantine ben radicate acquistate presso una serra, oppure preparandosi essi stessi il semenzaio. A tale proposito è possibile procedere nel seguente modo:
a) a fine febbraio seminare, non molto fitto, in piccole vaschette, riempite con terra molto soffice, e conservare in ambienti caldi (almeno 17-18 0 C);
b) in meno di due settimane dalla semina le piantine presentano già due foglie vere.
E questo il momento per toglierle dal semenzaio e sistemarle, una ad una, in vasetti – questa operazione si chiama
picchettatura, mantenendo costantemente umida la terra.
Dopo due mesi le piantine sono sufficientemente robuste e si possono trapiantare in campo. Per favorire l’attecchimento delle radici ed evitare stress alla pianta bisogna che il terreno sia molto umido, quasi saturo.
Il sesto di impianto può essere a quadrato – 50 cm sulla fila e 50 cm tra le file – oppure a rettangolo – 40 cm sulla fila e 70 cm tra le file.
Raccolta
Le bacche si raccolgono scalarmente a partire dalla fine di giugno, per varietà precoci, e il momento più favorevole si riconosce dalla tipica colorazione rossa della buccia del frutto.
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